PIC OF THE MATCH

La prima grande sfida del girone di ritorno dal sapore tutto europeo (oddio, piano con le parole colleghi, chiediamo scusa) va in scena a Monte Gentile e il pubblico è quello delle grandi occasioni, visto che anche Tudini e i suoi compari alati sono al completo nella Curva dei Gufi. Le due compagini non sono a pieno organico, si presentano in campo con assenze di certo pesanti, il turco che infiniti addusse lutti agli Albani da una parte, il cap Fattore annullato da un fortuito pestone rimediato da Nicolai dall’altra – sorprendente la fragilità articolare di uno che aveva affermato di essere overperformante dal punto di vista atletico. In ogni caso, orfani o non orfani di pezzi da 90, the show must go on e quindi si va avanti anche senza di loro. I boys non si mostrano affatto remissivi e iniziano subito a pizzicare il possesso palla made in Agro Pontino, e c’è un elemento della tavola che sembra fin da subito più piccante degli altri: sportello verticale della credenza, ripiano spezie, barattolo con tappo di sughero bucherellato: l’etichetta recita “Peperoncino Gabigol”. Ed è proprio colui che a fine partita dichiarerà di aver fatto «uno show oggi regà, ero insuperabile eh» che ruba la palla del vantaggio, dopo una discesa scoppiettantissima e nevroticissima come solo lui sa fare e un appoggio centrale che Nicolai riesce a sistemare giusto giusto sotto la traversa, non con troppa consapevolezza per la verità: avesse calciato un metro più indietro, l’avrebbe fermata la rete sbagliata. Fiuuu, 1-0. Il tutto in realtà è accaduto solo dopo un’altra occasione capitata sui piedi del 19 bianco e rosso, che prima aveva rubato palla e poi si era fatto inspiegabilmente recuperare dall’ultimo loro prima di calciare, vedendosi anche negare il corner da un arbitro in libera uscita da qualche clinica ottica: giusto per citare la prima delle tante portate da pranzo di nozze che i vari camerieri gli serviranno nel corso della mattinata, e che lui sarà pronto a divorare. La reazione loro è flaccida come un muscolo in quarantena ed è ancora Gabi-show ad approfittarne per infiammare la pedana con l’ennesima discesa sulla sinistra che stavolta viene chiusa da una doppia conclusione, prima ribattuta e poi ribadita – l’esultanza è selvaggia e ovviamente va subito a cercare CecioCecioCecioCecio per fare la solita minchiata dei pirati, imbarazzante come sempre, ma va bene così. Negli ultimi due minuti di primo tempo meritiamo una medaglia per come riusciamo a fare il sesto fallo, anche se i maggiori onori vanno resi all’arbitro che vince a mani basse la (DE)FA(CENT) Cup: la libera è una bomba all’incrocio e tiriamo il fiato sul 2-1. Le scintille intestine Giusti-Gabishow (che, giustamente, si sentiva in dovere di fare show a 360 gradi) sono ordinaria amministrazione di spogliatoio e non ci destabilizzano, ma sono loro a rientrare meno caciaroni e più diligenti nella manovra, anche se non si risparmiano di concedere 3 palle gol chiare come il sole al sol(-ito), (-issimo) Nicolai che le gestirà a modo suo (per ulteriori approfondimenti vedere più avanti). Dopo un abbondante quarto d’ora di apprensione in cui l’affanno comincia a farsi sentire è Micio a liberare le vie respiratorie (E NON L’IMBARAZZANTE PRODOTTO SOMMINISTRATO DAL MISTER AI SUOI GIOCATORI, PROBABILMENTE ANCHE FUORI COMMERCIO) con un avvitamento da campione che ci riporta a distanza. Loro insistono e preoccupano di nuovo con un lancio alla cieca e una testata galeotta a due passi – cogliamo l’occasione per ricordare agli estremi difensori che per loro è concesso prendere la palla anche con le mani e che addirittura la regola non vieta di farlo qualche passo fuori dalla porta – ! Ma pochi minuti dopo ci pensa Cecio a scacciare via tutti i cattivi pensieri e ci sentiamo di dire che lo fa nel miglior modo possibile, anche se lui vorrebbe solo fregarsi il gol e attestarsi a quota 8 in classifica marcatori: punizione decentrata, un’occhiata in mezzo per mappare la situazione e la scelta è fatta, traversone basso teso e taglientissimo deviato nella propria porta da . . . MANOLO. Proprio lui, il luminare più elevato (elevatissimo) dello United, ovviamente già ammonito, che stavolta non può prendersela davvero con nessuno, perciò mette il broncio e viene coscientemente richiamato in panca dal suo mister, sant’uomo. Però una cosa è certa: se solo giocasse con noi, non lascerebbe scampo nemmeno a un guerriero implacabile come Gabigol. Ehm, Gabishow volevamo dire. E intanto rivolgiamo un plauso al Gufo Reale che per la prima volta dall’inizio della stagione è stato sentito incitare a tratti la sua ex squadra: probabilmente solo perché si sta comportando discretamente e lui non è solito schierarsi dalla parte di qualcuno quando quel qualcuno si trova in un mare di guai, cioè quando ce n’è bisogno, ma preferisce salire sul carro dei vincitori. Usanza antica del resto, non gli si può rimproverare granché. Ma a noi di tutto questo poco importa: perché i gufi, proprio come i bassifondi del girone B, non sopportano la luce del sole. Ed è bene lasciarli al loro posto, cioè alle nostre spalle.

Bocce time: il pranzo di nozze di Nicolai. A fine partita si contano 4 porzioni grosse come palle da basket, le magnifiche quattro S: sfiora, stringi, strozza, sparacchia. Una di destro (mancata, appunto) e 3 di strafogo nel secondo tempo tutte di seguito e tutte di sinistro, per non riportarsela sul piede preferito e “accorciare i tempi di reazione”: gli effetti collaterali dell’aver velocizzato sono raccapriccianti. Ci sentiamo però di spezzare una lancia a suo favore, come già detto a Fiasco dallo stesso attaccante: in pochi dentro questa squadra si possono permettere di calciare un pallone di sinistro. O di colpirlo. Che la sosta forzata gli abbia permesso di fare errata corrige?
Futsal time: la torsione felina del Micio (felina, appunto) con cui si arrampica a 2 metri di altezza mentre accorre di slancio e mentre la palla lo stava superando e in controtempo riesce a dare forza al colpo di frusta dei muscoli cervicali, riuscendo anche ad angolarla, per il nuovo doppio vantaggio dei Golden e anche per una delle realizzazioni più belle viste finora esposte in bacheca, non ce ne voglia Cecio che è ancora convinto di detenere il premio Puskas per una pallonata uscita meglio del previsto. Quel che è certo è che se i gol fossero statue Micio sarebbe Michelangelo e Giusti mastro Geppetto
Golden Boy: un altro gettone per Schizzo che firma autografi e scalda i fans con un gran sorriso abbinato a occhiali da sole e camicia slacciata, a tratti sembra George Clooney, ma solo quando deve ritirare il premio Golden. In campo, tutta un’altra musica. Precisamente quella che risuona nelle parole dell’allenatore avversario quando gli urla “Però in prima squadra ste cose ne’ fai!”: erano 10 minuti che non la smetteva di protestare con l’arbitro e di stuzzicare i suoi ex compagni con rimesse laterali ritardate, palloni calciati lontano, spintarelle snervanti e altri trucchi del mestiere. Tanto da far sbroccare uno che di grane ne capisce quanto un marinaio capisce di corde per vela. E allora ci vuole un talento, e il suo è cristallino. Scaltro, lucido e arrogante come piace a noi. George Clooney? No, Terence Hill.