PIC OF THE MATCH – Anche #SergioBusquets #È #detto #”El Quitanieves” 🏗🏗🏗🏗❄❄❄

L’ultima partita prima del lockdown (scandiamo bene per il mister: L O C K D O W N mondiale, non blackout mondiale, che a detta sua sarebbe l’evento al quale “pochi sopravvivrebbero, e io sarei uno di quei pochi”) vede la seconda della classe presentarsi con una certa boria in casa della squadra forse più in forma del campionato ma non ha grosse pretese, e neanche aspettative esagerate se non prendersi i 3 spilli e fare rotta di nuovo verso il mare col fagotto pieno. Ma il monte è assai più aspro che Gentile, anche se così non sembrerebbe dato che sulla carta, o meglio sulla lista compilata dal buon sor Marco (al quale ricordiamo che Nicolai ha il numero 19 e non 29, nse sa mai) lascia in bianco su ben tre caselle accanto ai numeri 10, 9 e 19 appunto: Micio, er monco e il capitano. Ma la montagna non viene A Maometto solo perché ti chiami Alonso o Cardozo e neanche se ti ringalluzzisci notevolmente perché non vedi comparire alfieri o cavalli di battaglia: e soprattutto se non fai i conti con il guardiano che non ti aspetti, il pirata dai mille coltelli, cannibale e famelico che risponde al nome di Cecio, e alla sua banda di tagliagole. Perché lui è terrificante in veste di vice ma quando indossa la fascia lo è ancor di più. E ci ricorda i suoi antichi splendori.
Il primo tempo non sembra girare granchè bene visto che ci bucano dopo pochi minuti, anche se la reazione pare essere pronta (“allupata” per usare un termine caro al mister) visto che si manifesta concretamente dopo un solo giro di orologio nella zampata di Archi, avventuriero in avanscoperta nelle terre di nessuno che la insacca a modo suo (vedi sotto): ma per una volta almeno, in non si sa quanti anni di futsal, una pressione solitaria sul portiere porta frutto. Poi sono legnate fresche: classica fase di smarrimento a tinte rosse e blu a cui abbiamo assistito un’incalcolabile numero di volte da ottobre a oggi, e in un batter d’occhio è 4-1 per loro, doppio fischio (e meno male perché i danni potevano essere maggiori). Replay di una soap opera vista e rivista direte. E invece no, perché proprio a questo punto la persona che non ti aspetti fa la cosa più inaspettata del mondo: resta tranquilla. Sì, esatto, il mister, mister Barone, sì, proprio lui. E non solo mantiene la calma ma addirittura incoraggia, pronuncia qualcosa di simile a un incitamento, anche se in fondo ripete una cosa già sentita, ma è l’atteggiamento che fa la differenza. Chiama di alzarsi a palla loro e di pressare le linee di passaggio e il risultato è immediato perché il vecchio cacciatore, quando gli capita a tiro, sa ancora come si spara, nonostante il sinistro non sia la sua arma più micidiale per usare un eufemismo: è proprio Giusti ad accorciare. Ma quello che poteva sembrare uno sporadico tentativo di rialzare la testa si trasforma in tamburo di guerra e gli indiani, si sa, non è bene lasciarli prendere coraggio (qui si fa riferimento a degli indiani lucidi e assennati e non agli ormai celeberrimi indiani che “vanno all’arrembaggio coi coltelli incontro ai cowboy con le pistole”, sempre per citare il vate). Il 3-4 è una delle danze furibonde di Gabi a cui ormai ci ha abituato, qualche rimpallo di troppo, alla fine è palla in gol ma per il semplice fatto che loro la palla non l’hanno proprio guardata: perché quando Gabi scende in pista ti ipnotizza e tu puoi solo rimanere a guardare i suoi piedi caricati a mille che si agitano come un branco di piranha impazziti. I minuti passano e la manovra si fa stanca, gli Ecocity cominciano a tremare, ormai Fernando non fa più lo spiritoso perché Giusti gli ha fatto capire chi comanda sulla montagna e tutto ciò che spera è di spazzare la palla alla vivailparroco appena gli arriva. E nel momento decisivo, altro colpo di genio: portiere di movimento quando c’è ancora margine per usarlo. Wow ragazzi. Barone è on fire, è dalla parte giusta, e questo i golden boys lo sentono eccome: a due minuti dalla fine, puntaccia di Archi scaricata con tutta la forza e la lucidità che gli rimanevano in corpo, palo, eccallàc’hadettomaleun’altravolta, e invece no perché arriva GIUSTI ANCORA DI SINISTRO, PROPRIO LUI, a dar reagione per una volta a quel che è giusto, a far valere per una volta il suo cognome. E esultanza doverosa, perché il secondo tempo è finito 3-0 e perché quando c’è la gàrra, non si passa, nemmeno se ti chiami Fernando Alonso. Applausi anche dalla Germania, perché la carica si è sentita fin lì.

Bocce time: pareri contrastanti, gran dibattito in redazione, alla fine si opta per la soluzione collettiva. Precisamente quella che capita nel primo tempo quando Gabi – uno a caso – porta la pressione sul portatore, che dovrebbe essere proprio Fernandone se gli appunti non ci ingannano, il quale trovandosi però spalle alla porta e vedendosi incastrato si aiuta con un fallo plateale, perché laddove non arriva la tecnica supplisce l’arbitro, e tutti restano a guardare proprio l’uomo col fischietto aspettando un suo segno incuranti del fatto che Nando ha imbucato e la punta (tenuta da Schizzo, anche lui rimasto teneramente incantato) sta andando a fare gol. E infatti fa gol. «Signore era fallo ma vuoi fischiare?!??!??» Cosa?? La cultura dell’alibiiiiiiiiiiiii
L’altra nomination era andata al gol di Archi che pareggia subito i conti senza guardare, ma non perché la sua fosse una finezza in no-look bensì perche il Karius de noantri gliela spara addosso e lui aveva saggiamente deciso di evitare la pallonata in faccia. Ma a pensarci bene anche Benzema in fondo ha segnato così in una finale di Champions
Futsal time: difficile individuare un vero e proprio momento di futsal, non c’è nessun lampo di tecnica sopraffina, la partita dei boys è stata una battaglia stile Atlético Madrid di Diego Simeone, quindi qualcosa che ha ben poco a che vedere col calcio e che è più simile alla guerra se vogliamo: ma in guerra si è tutti cattivi ed è proprio la cattiveria che non è venuta a mancare. E forse il massimo esponente di questa fame insaziabile è stato proprio Giusti, caricato a pallettoni sicuramente dalle umiliazioni dell’andata e probabilmente anche dall’assenza del suo eterno rivale del gol, Nicolai, da anni nella stessa squadra, eterna sfida come Sparta e Atene. Fatto sta che ne approfitta per distanziarlo di 2 lunghezze in classifica marcatori e già che c’è decide anche di diventare il peggiore incubo di Alonso con una marcatura incessante, e a un certo punto lo splendido smette di tentare il dribbilng sistematico perché capisce che non è il caso, intimato pure da qualche calcio che non sarà dispiaciuto allo staff tecnico. Speriamo solo che non se lo sogni anche di notte
Golden boy: no, lui proprio non poteva mancare, così come non poteva mancare Napoleone ad Austerlitz o Cesare sul Rubicone. È di Cecio che stiamo parlando, e chi altrimenti, e il gesto che rimane negli annali avviene pochi istanti dopo l’ultimo timeout chiamato da Barone, quando la tensione è massima, tutto si gioca sul filo del rasoio, e bisogna far capire chi comanda a chi non l’ha ancora capito. Colui che ha fatto l’irriverente per tutta la partita, prendendosela proprio col più grosso, corre lungo la linea laterale ed è il momento di farla finita. Lo prende in carico il capitano, ma proprio in carico, Boooom, impatto devastante, di petto perché di petto va presa la situazione, schianto addosso alla rete, frastuono, rumore di vetri rotti e mura sgretolate. L’ha ammucchiato, letteralmente, ma tutto in maniera regolare. E resta a guardarlo, non si schioda. Quest’ultimo non dice niente e allora parla lui: «Zitto rialzate». Ma avrebbe potuto dire tranquillamente «E avrò la mia vendetta, in questa vita o nell’altra», e non sarebbe cambiato assolutamente nulla. Russell Crowe.